I kola 50-51 sono strettamente paralleli con CTH 483 kk. 70-71.
Sulla base di KUB 15.34+ Ro II 7 = KUB 15.33a++ Ro II 2-3 3 KUB 15.34+ Ro II 20-21 si potrebbe proporre un integrazione aš-ši-ya-u-wa-ar, anche se il poco spazio che resta alla fine della riga parla a sfavore di questa proposta (cfr. tuttavia r. 50, dove abbiamo 5 segni scritti sulla linea di divisione fra le colonne). In alternativa cfr. Haas-Wilhelm, 1974, 154 e CHD L-M 309b s.v. miu(m)mar che non integrano niente e legano direttamente dušgarattan a DINGIRMEŠ-aš. (cfr. però anche id. L-N 29a s.v. lalukkima-, dove l'integrazione viene lasciata in sospeso).
Questa integrazione non è sicura, ma in tal modo si potrebbe giustificare la ripetizione del verbo pai- “dare, concedere” (in questo secondo caso con l'aggiunta del suffisso -šk-) alla fine di Ro I 58, che è probabilmente riferito al “signore del rituale”.
Questi due vocaboli luvi sono attestati in successione anche in KBo 2.9 + KUB 15.35 Ro I 49 (CTH 716.A).
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La resa nella traduzione italiana del preverbo ittita arḫa risulta difficoltosa, per cui si è preferito tralasciarlo. Ad ogni modo è chiaro che con l'idea di allontanamento espressa da questo preverbo si vuol esprimere un comportamento ostile di qualcuno (cfr. kuiški) intesto ad allontanare la divinità dal paese di Hatti.
Per i kola 48-52 cfr. CHD L-M, 320b. Leggermente diversa l'interpetazione offerta per il kolon 51 dove, a mio avviso, si vuole intendere che gli dei, anche se allontanati da qualcuno malvagio (cfr. k. 49-50), continuano ad essere evocati per ottenere la loro 'divina provvidenza' (anzaš parā handandatar).
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